Ci siamo finalmente: l’attivista italiano Vittorio Arrigoni ha bannato anche me dalla sua pagina Facebook: cominciavo quasi a sentirmi escluso! Volete sapere il motivo? Semplice: aver detto che un suo video non costituiva la prova che fosse avvenuto un bombardamento e che dalle immagini non mi sembrava che Gaza fosse un lager a cielo aperto, come molti dei suoi “adepti” spesso la definiscono. Stop. Qualche ora più tardi mi sono riconnesso e non potevo più commentare ciò che scriveva; e nel post dove avevo scritto non c’erano più i miei commenti (però quelli degli altri utenti che mi rispondevano, anche insultandomi, erano ancora lì). Assurdo. Anche io ora faccio parte della nutrita schiera di persone cacciate da quella pagina solo per aver espresso la propria opinione personale. Una cosa scandalosa se consideriamo che Arrigoni è uno dei personaggi più seguiti sul web dai sostenitori della “pace senza Israele”. Proprio in virtù di questi ban indiscriminati è nata già da tempo una pagina apposita per replicare a ciò che scrive, essendo impossibile farlo sulla sua pagina.
Cos’è un pacifista? Teoricamente è una persona che vuole la pace. Ma per ottenere la pace tra due controparti in lotta tra loro, normalmente si tenta il dialogo per arrivare ad un compromesso. Arrigoni il dialogo non lo vuole. Chiunque entra nella sua pagina ed esprime un parere differente dal suo viene automaticamente bannato. Non subito, sia chiaro: giusto il tempo di essere prima insultati dagli altri utenti iscritti, a cui ovviamente si è portati a rispondere in maniera altrettanto virulenta ed ecco che scatta il ban per aver creato disordini e flames nelle discussioni. Flames che, secondo la sua personalissima concezione, sono solo quelli a favore di Israele: se una persona insulta Israele e gli ebrei, afferma che Israele è uno Stato usurpatore e assassino, che gli ebrei si sono inventati la Shoah e che dominano il mondo, questi sono tutti discorsi accettabili, che non meritano la benché minima critica. E i pochi iscritti che tentano di criticare questi tipi di discorsi vengono bollati dagli altri come “sionisti”, la cosa peggiore al mondo che per loro si può essere.
Basta fare una capatina nella sua pagina per riscontrare tutto ciò: i suoi post sono una sinfonia di informazioni parziali e tendenziose, votate solo a raccontare ciò che subiscono i palestinesi a Gaza; senza mai minimamente accennare a ciò che accade in Israele, a quali sono i suoi obiettivi militari e alle reali motivazioni dietro eventuali raid aerei che lui racconta di vivere in prima persona. Raid che talvolta non sono neppure riscontrabili su altre agenzie stampa e fonti del web, nemmeno palestinesi: questo perché, a suo dire e secondo i suoi sostenitori, i media sono controllati e pilotati (sottintendendo dai sionisti) e le notizie scomode non le danno. Strano che anche i media palestinesi siano considerati pilotati. Con questa logica, ecco che potenzialmente qualsiasi cosa venga scritta da lui può diventare immediatamente notizia sulla sua pagina. E i suoi followers, più di 8000 persone ad oggi, leggono, assimilano e condividono tutto, dando per certo tutto ciò che dice, senza il bisogno di riscontrare. Lo dice lui, questo basta e avanza. E le sue informazioni si spargono a macchia d’olio sul web.
Curioso il fatto che una persona che accusa i media di essere pilotati e di censurare ciò che è a loro scomodo applichi nella sua pagina una censura ancora più evidente nei confronti di chi esprime un’idea discordante dalla sua. Anche pubblicando link e fonti a sostegno delle proprie tesi, anche utilizzando un linguaggio pacato (se ci si riesce) non c’è niente da fare, il ban arriva puntuale. Anche i suoi utenti sono felici così: leggono ciò che scrive il loro beniamino, lo ringraziano, inorridiscono per le operazioni dell’IDF, insultano Israele auspicandone la scomparsa, inneggiano alla “resistenza” palestinese, esaltano Hamas e si danno ragione a vicenda. A preoccuparmi più che Arrigoni stesso sono i suoi fans, che sono migliaia e costituiscono sicuramente solo un piccolo campione di gente che odia Israele e gli ebrei a tal punto da non essere più in grado di distinguere una notizia affidabile da una voce di corridoio.
Come siamo ridotti male! Dove lo ha lasciato il cervello certa gente? E questo sarebbe “pacifismo”? Non vedo differenze tra queste persone e i militanti di Hamas, se non per il fatto che questi ultimi non si limitano alle parole ma passano ai fatti concreti, che provocano morti, feriti e distruzioni. E allora: che dialogo può esserci con certa gente? Se non può esserci dialogo con Arrigoni e i suoi, figuriamoci con i militanti del terrorismo palestinese!