Il pacifista che predica bene e razzola male

Vittorio Arrigoni nel suo videomessaggio a Roberto Saviano pubblicato su YouTube. Nel video, il "pacifista" rimproverava all'autore di "Gomorra" di essere sionista. Ci siamo finalmente: l’attivista italiano Vittorio Arrigoni ha bannato anche me dalla sua pagina Facebook: cominciavo quasi a sentirmi escluso! Volete sapere il motivo? Semplice: aver detto che un suo video non costituiva la prova che fosse avvenuto un bombardamento e che dalle immagini non mi sembrava che Gaza fosse un lager a cielo aperto, come molti dei suoi “adepti” spesso la definiscono. Stop. Qualche ora più tardi mi sono riconnesso e non potevo più commentare ciò che scriveva; e nel post dove avevo scritto non c’erano più i miei commenti (però quelli degli altri utenti che mi rispondevano, anche insultandomi, erano ancora lì). Assurdo. Anche io ora faccio parte della nutrita schiera di persone cacciate da quella pagina solo per aver espresso la propria opinione personale. Una cosa scandalosa se consideriamo che Arrigoni è uno dei personaggi più seguiti sul web dai sostenitori della “pace senza Israele”. Proprio in virtù di questi ban indiscriminati è nata già da tempo una pagina apposita per replicare a ciò che scrive, essendo impossibile farlo sulla sua pagina.

Libia, tutte le paure (giustificate?) di Israele

“Sarà Israele a pagare il conto per l’attacco alla Libia?”. E’ la domanda ricorrente che apre le prime pagine dei quotidiani israeliani in questi giorni. Le grandi firme del Jerusalem Post, di Haaretz e delle testate ebraiche si interrogano – e si dividono - sugli imprevedibili sviluppi di questo strano conflitto.

Il coraggio di dire che l’antisionismo è antisemitismo

Il nuovo saggio di Pierluigi Battista affronta di petto tutti i pregiudizi contro il popolo e lo Stato ebraico. Chi "spara" su Tel Aviv poi non dice nulla per ciò che accade in Cina e nel Darfur

È un evento straordinario il nuovo libro di Pierluigi Battista Lettera a un amico antisionista (Rizzoli, pagg. 120, euro 17,50). Le élite europee e americane si sono contagiate le une con le altre in un demente biasimo per Israele, in cui non esiste né logica né storia, ma da cui, paludata di studi, numeri, belle parole e mezze parole, esce l’idea che Israele sia un Paese che sarebbe meglio non esistesse. Anzi, che forse domani non esisterà. Anzi, che verrà distrutto. Battista distrugge invece la perversione intellettual-politica di massa dell’odio antisionista in cinque brucianti capitoli e la rivela per quello che è: antisemitismo.

Il legame fra Risorgimento italiano e Sionismo

Risorgimento italiano, risorgimento ebraico, unità d’Italia, stato d’Israele. E’ possibile immaginare un cammino condiviso, in un secolo, l’ottocento, che ha visto la nascita di molte nazioni? Lo chiedo ad Alberto Cavaglion, studioso e storico dell’ebraismo italiano, quanto ha influito sulla rinascita di Israele il secolo XIX ?

“Moltissimo. La rinascita di Israele è figlia dei movimenti nazionali dell’Ottocento. La cultura dei padri fondatori si sviluppa in Europa. Essendo arrivato cronologicamente per ultimo, il Risorgimento ebraico del XIX° ha potuto unire idealità nazionali con idealità sociali e dunque s’è arricchito mettendo a contatto la tradizione con la modernità, per esempio, del socialismo.   La sola differenza è nell’afflato religioso che nutrì una parte del movimento sionista alle origini, ma non fu preponderante. Il nesso fra origini del sionismo e costruzione dello Stato italiano è stretto, di solito si dimentica di ricordare la simpatia con cui in Italia, sul finire dell’Ottocento, la stampa repubblicana e mazziniana) e poi soprattutto socialista ha accolto il sionismo.

Rubbia: "L'errore nucleare, il futuro è nel sole"

Carlo Rubbia
Parla il Nobel per la Fisica: "Inutile insistere su una tecnologia che crea solo problemi e ha bisogno di troppo tempo per dare risultati". La strada da percorrere? "Quella del solare termodinamico. Spagna, Germania e Usa l'hanno capito. E noi..."

di ELENA DUSI

ROMA - Come Scilla e Cariddi, sia il nucleare che i combustibili fossili rischiano di spedire sugli scogli la nave del nostro sviluppo. Per risolvere il problema dell'energia, secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, bisogna rivoluzionare completamente la rotta. "In che modo? Tagliando il nodo gordiano e iniziando a guardare in una direzione diversa. Perché da un lato, con i combustibili fossili, abbiamo i problemi ambientali che minacciano di farci gran brutti scherzi. E dall'altro, se guardiamo al nucleare, ci accorgiamo che siamo di fronte alle stesse difficoltà irrisolte di un quarto di secolo fa. La strada promettente è piuttosto il solare, che sta crescendo al ritmo del 40% ogni anno nel mondo e dimostra di saper superare gli ostacoli tecnici che gli capitano davanti. Ovviamente non parlo dell'Italia. I paesi in cui si concentrano i progressi sono altri: Spagna, Cile, Messico, Cina, India Germania. Stati Uniti".

L’indifendibile tesi del ritiro immediato sulle linee del ‘67

Ari Harow, autore di questo articolo

Di Ari Harow

Il Medio Oriente si trova nel mezzo di uno sconvolgimento storico. Ma, nonostante quello che chiedono le piazze arabe sia chiaramente il cambiamento dei loro regimi, c’è ancora chi sostiene che il ritiro d’Israele dalla Cisgiordania sarebbe la ricetta giusta per ristabilire la stabilità nella regione. Nulla potrebbe essere più lontano dal vero.

In realtà, proprio in questo momento un affrettato ritiro di Israele sulle linee armistiziali del 1949-67 si dimostrerebbe catastrofico per le speranze di democrazia in Medio Oriente. Se passi avanti devono esservi, devono essere fondati piuttosto sul concetto di confini difendibili.