Sinceramente non avrei mai pensato che sarebbe finita così: Vittorio Arrigoni è stato rapito da un gruppo salafita palestinese e assassinato brutalmente poche ore dopo. Solo qualche ora prima ci stavo combattendo virtualmente sul web a suon di post su Facebook: niente avrebbe potuto far presagire un finale così tragico.
Arrigoni solo qualche giorno fa era un quasi sconosciuto, con una sua nutrita schiera di fans ma lontano dai riflettori dei media. Oggi domina le cronache nazionali e anche internazionali. Anche io, insieme ad altri amici, lo conoscevo (non direttamente) e mi ci confrontavo su internet (a distanza, dato che la sua pagina era chiusa a chi la pensava diversamente da lui). Oggi tutto questo è già passato.
Per quanto avessi potuto criticarlo, per quanto ancora oggi possa confermare in toto tutte le critiche che gli muovevo insieme ai miei compagni di viaggio di “Sionismo: informazione e controinformazione”, mi dispiace profondamente per lui e faccio le condoglianze ai suoi familiari e a chi lo amava.
Eh sì, anche a chi dopo la sua uccisione ha continuato e continua a sparare a zero contro Israele. Quasi come a voler rimuovere dalla memoria della gente che la sua morte non è stata provocata dallo Stato ebraico ma da una cellula terroristica della stessa gente che Vittorio difendeva in vita. A volte non basta l’esperienza per modificare un’idea profondamente radicata: chissà se Vittorio durante il rapimento avrà ripensato minimamente alla “propaganda sionista” contro il fondamentalismo islamico; chissà se la considerava ancora “propaganda”…
Ma per quanto una persona possa avere delle idee sbagliate o non condivisibili, niente di tutto ciò può prevalere di fronte a degli eventi così tragici. Nessuno può meritare tutto ciò solo per delle idee, per quanto errate possano essere.
E allora, che la terra ti sia lieve Vittorio.