Gerusalemme, il luogo più sacro del mondo

Il luogo più sacro del mondo

(ma anche il più esplosivo)

A Gerusalemme c'è un monte sacro per più religioni.
Che vi aspettano il Messia, Gesù e il Profeta
Al centro delle tensioni. La cupola della roccia, alta 35 metri (come un palazzo di 12 piani) svetta sulla Spianata delle moschee. Fu costruita dal califfo Abd al Malik fra il 687 e il 691.

Una pietra, più significati. Da qui avvenne la creazione del mondo (per gli ebrei) e Maometto salì al cielo (per l'Islam)

Come ai tempi delle crociate, da decenni la tensione internazionale ha un centro nevralgico: Gerusalemme. E Gerusalemme ha un fulcro spirituale, che è anche un "detonatore" di conflitti religiosi. Gli ebrei lo definiscono Monte del tempio (Har ha-Bayt). Gli arabi la Spianata delle moschee (Haram al-Sharif).


Fedi e invasioni
E' un altopiano di 144 mila metri quadri che svetta di 20 m sulla città antica. E' un concentrato di fede, miti, amore e odio. Qui sorgeva il primo tempio ebraico. Dopo la sua distruzione, compiuta nel 578 a. C., sorse nello stesso punto un secondo tempio, realizzato dagli Ebrei di ritorno dall'esilio in Babilonia, "liberati" dai persiani. Prima della nascita di Cristo, il tempio fu ampliato da Erode il Grande.

Ma i Romani di Tito lo distrussero nel 70 d.C. per punire l'insubordinazione dei Giudei.

Secondo la tradizione ebraica, il primo tempio sorse attorno a una roccia di pochi metri quadrati, dalla quale avvenne la creazione della vita. Su quella stessa roccia Adamo elevò il primo altare a Dio. E sempre su di essa il patriarca Abramo stava per sacrificare il figlio Isacco. Per i musulmani il motivo dell'attaccamento è un altro: da quella roccia Maometto salì su una scala di luce per visitare il Regno celeste, accolto dai profeti e da Allah. In ricordo dell'evento, un califfo fece costruire nel VII secolo una cupola sulla roccia sacra.

La Cupola della roccia ancora oggi svetta, ricoperta d'oro, su Gerusalemme. Nell'VIII secolo, usl monte fu anche costruita la moschea di Al-Aqsa. Poi ci furono le crociate, ma quando i cristiani lasciarono la Terra Santa, sconfitti da Saladino, la Spianata delle moschee tornò sotto il controllo dei musulmani. Fino alla guerra fra Israele e Paesi arabi del 1967, quando le truppe israeliane piantarono la loro bandiera sulla Cupola della roccia. Moshe Dayan, artefice di quella vittoria avvenuta in soli 6 giorni, fece però togliere la bandiera e si accordò coi palestinesi: loro avrebbero amministrato a livello religioso il Monte del tempio, lasciando libera la visita agli ebrei. Questi avrebbero mantenuto il controllo militare del Monte e svolto le loro pratiche religiose presso il Muro del pianto, dietro cui sorgeva il secondo tempio.


Bracci di ferro
Una concessione che però non ha mai raffreddato questo vulcano della fede. Per esempio, la sovranità palestinese sul Monte del tempio è stata indicata come una delle richieste di Arafat che compromisero, nel 2000, le trattative a Camp David fra israeliani e palestinesi. Nello stesso anno, l'arrivo, nella Spianata delle moschee, dell'allora primo ministro Ariel Sharon accompagnato da mille uomini armati, diede il via alla seconda Intifada.

E di conseguenza alle sanguinose occupazioni israeliane di Gaza e di parte del Libano.


Profezie pericolose
Ancora oggi c'è chi coltiva progetti estremi. Il gruppo integralista ebraico dei Fedeli del Tempio, per esempio, vorrebbe la ricostruzione dell'edificio sacro (quindi la distruzione delle moschee della Spianata), dopo il sacrificio di una giovenca rossa: le sue ceneri, impastate con acqua e unguenti, dovranno rendere "puri" i discendenti dei sacerdoti Leviti che ricostruiranno il tempio. Secondo le profezie, ciò dovrebbe favorire la venuta del messia. La ricostruzione del tempio è un obiettivo condiviso da parte della destra Usa, definita "cristiano-sionista": la considera una fase necessaria per il ritorno di Cristo. Secondo questa visione, cristiani ed ebrei saranno impegnati in una battaglia in una battaglia contro l'Anticristo in Terra Santa, come previsto dall'Apocalisse di Giovanni... nonchè dal miliardario americano Jerry Falwell e dall'ex presidente Ronald Reagan che a suo tempo indicarono come Anticristo l'Unione Sovietica, oggi sostituita dal pericolo Islam.

Idee campate in aria? Forse. Ma la Spianata potrebbe finire davvero al centro di un'apocalisse: le visionario piogge di fuoco della Bibbia hanno infatti lasciato il posto alle testate nucleari di Israele, Pakistan (paese leader del fronte islamico), India, Cina, Russia e Usa. Ma quale fondamento storico hanno le credenze religiosa su questa polveriera che è il Monte del tempio? Grazie all'archeologia e alla lettura critica della Bibbia, oggi si hanno più elementi di un tempo per farsene un'idea.


Isacco o Ismaele?
Che la roccia sacra abbia un valore puramente simbolico è evidente a chi riconosce che la vita si è evoluta in milioni di anni dalle forme più semplici a quelle più complesse. Che proprio su di essa Abramo abbia pensato di sacrificare Isacco è una suggestione religiosa altrettanto evidente. Tanto più che, per i musulmani, sul punto di essere sacrificato dal patriarca non fu Isacco, ma l'altro figlio, Ismaele, avuto dalla schiava Agar. E l'episodio sarebbe avvenuto vicino alla Mecca, non a Gerusalemme. I musulmani ne sono così sicuri che hanno dedicato all'episodio un'importante festività, la Festa del Sacrificio (di Ismaele). Due versioni così diverse di una stessa, importante, tradizione non giocano a favore di una conferma storica.


L'inafferrabile Abramo
Con buona pace delle 3 religioni monoteiste, che su Abramo non hanno mai litigato, ritenendolo il loro capostipite comune, la figura del patriarca risulta però poco supportata da prove sulla sua reale esistenza storica. La Bibbia lo cita come nato a Ur e residente ad Harran, due città della Mesopotamia, chiamato da Dio a trasferirsi con la famiglia nella lontana terra di Canaan per fondare una grande nazione. "In realtà, le fonti archeologiche dimostrano che gli Ebrei non si spostarono dalla terra di Canaan, cioè dalla Palestina" spiega Israel Finkelstein, direttore del Nadler institute of archeology di Tel Aviv. "Furono frutto di una evoluzione locale e graduale che fece poi sorgere due Stati: il più prospero, Israele, basato sull'agricoltura, e il regno di Giuda, dedito alla pastorizia, con insediamenti più limitati, fra cui Gerusalemme. Fu quest'ultimo a sviluppare la vocazione al monoteismo.

Nel libro Sulle tracce di Mosè (ed. Carocci), moderna raccolta di studi archeologici e analisi testuali della Bibbia, Finkelstein e il collega Neil Aher Silberman spiegano che quando il regno di Israele fu sconfitto dagli Assiri, il piccolo regno di Giuda elaborò un progetto di unità politica con lo Stato fratello, e di espansione nella regione, sotto la bandiera di un unico Dio. Il suo manifesto politico-religioso era il cuore dell'Antico Testamento, redatto in buona parte nel VII secolo a. C. da un re devotissimo, Giosia.


Mito e realtà
E i patriarchi? "Il racconto biblico li colloca intorno al 2 mila a. C.; ma il continuo ricorso nel testo a carovane e cammelli, che dai dati archeologici risultano presenti solo a partire dal 1000 a. C., i rapporti con i Filistei, non esistenti prima del 1200 a. C., e le citazioni di centri urbani non presenti prima dell'VIII sec. a. C., rivelerebbero le molte finzioni letterarie e gli scopi politico-religiosi, più che un corretto resoconto storico sulla genealogia degli Ebrei" aggiunge Finkelstein. La Bibbia, insomma, ha fatto ricorso ai patriarchi, Abramo comreso, per dare radici mitiche alla fondazione di Israele come Stato unitario.

Attestato storicamente è invece re David, che avrebbe eretto un altare sulla fatidica roccia del Monte del tempio. Della casa reale di David parla infatti un'iscrizione del re di Damasco Hazael, che combattè contro gli Ebrei nell'835 a. C. Molti anni prima, David aveva conquistato Gerusalemme, importandovi il culto di Yahvè dalla città giudea di Hebron.


Una fine prevista
E Salomone? "Sulla sua figura storica non esistono prove archeologiche" spiega Mario Liverani, docente di storia del Vicino Oriente all'Università La Sapienza di Roma, autore di Oltre la Bibbia (ed. Laterza). "Ma avere attribuito a un re non così retto come Salomone (con diverse concubine, mogli straniere e politeiste), la costruzione del primo tempio, fa pensare che la notizia sia esatta (se fosse solo un mito, infatti, Salomone sarebbe stato descritto senza difetti, ndr).
Forse, anticamente, nel tempio erano visibili epigrafi che lo indicavano come fondatore. Ma il tempio non doveva essere per nulla grandioso"

Aggiunge Finkelstein: "Gli scavi condotti nel XIX e nel XX secolo intorno alla collina del tempio non sono riusciti a identificare tracce dell'edificio sacro.

Lo stesso vale per il leggendario palazzo reale di Salomone e le grandi stalle". E fa notare Liverani: "Il primo tempio è descritto nella Bibbia come di stile persiano, ma un'architettura del genere emerse molto dopo l'epoca di Salomone (970-930 a. C.). La favolosa ricchezza per cui 'A Gerusalemme l'argento era abbondante come le pietre' (Re 10,27) era solo la rappresentazione di un passato idealizzato, di una mitica età dell'oro".

Tratto da Focus
Nel massimo splendore. Un modello del tempio di Gerusalemme, che Erode fece raddoppiare nel 20 a. C.

Il secondo tempio che sorse a Gerusalemme, nel VI sec. a. C., a cura dei profeti di ritorno da Babilonia, fu quello conosciuto da Gesù: da lì cacciò i mercanti e ne profetizzò la fine (Matteo 24, 1-2). Ma oggi Gesù è di casa nella Chiesa del Santo sepolcro, nella città vecchia. Qui, invece, aleggia il profeta Maometto, stando alla sura XVII del Corano: "Gloria a colui che rapì di notte il Suo servo dal Tempio Ultimo, dai benedetti recinti per mostrargli dei Nostri Segni". La sura si riferisce a un viaggio notturno del Profeta alla Ka'ba della Mecca (Tempio Santo) alla spianata del tempio di Gerusalemme (Tempio Ultimo). Altri particolari arrivarono dai resoconti posteriori: Maometto avrebbe traversato il baratro infernale per poi salire ai sette cieli. Quando il Profeta si risvegliò alla Mecca, a casa di una cugina, non rivelò se fu un'esperienza reale o un'estasi mistica. Raccontò che l'arcangelo Gabriele lo fece salire su un Buraq (creatura alata simile a un asino e dal volto di donna) che lo portò fino a Gerusalemme. Salendo una scala di luce incontrò i profeti: Gesù lo accolse al 3° livello, Abramo al 7° cielo, prima di arrivare al cospetto di Allah.


Da Maometto a Dante
Il racconto si diffuse anche fra i cristiani, in lingua spagnola, con i Libri della scala. Secondo lo storico gesuita don Miguel Asìn Palacios (1871-1944), ispirò la Divina Commedia. E nel 1949 l'islamista Enrico Cerulli dimostrò che esisteva una versione in italiano volgare, compilata dal notaio Bonaventura da Siena, un contemporaneo di Dante.

Letteratura a parte, studiosi arabi del IX secolo, come Ibn Garir al Tabari e Muhammad al-Bukhari, pensavano che l'ascesa di Maometto fosse stata una visione e non un'esperienza reale. Ma nell'islam è prevalsa la seconda interpretazione.

Franco Capone
Tratto da: Focus n. 180, da pagina 28 a pag. 38.